Close
Type at least 1 character to search
Back to top

Claud Hesse

«L’arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che non sempre lo è». - Paul Klee

 

Con queste parole Paul Klee ci indica la via dell’arte, che passa attraverso l’invisibile!

… e ancora

 

«Le cose sono unite da legami invisibili. Non puoi cogliere un fiore senza turbare una stella». - Galileo Galilei

 

Con queste parole, invece, Galileo Galilei ci indica la strada della scienza, che, come l’arte, affonda le sue radici nell’invisibile!

Ecco che arte e scienza, due saperi apparentemente così distanti tra loro, in realtà, celano nella loro essenza la stessa origine nell’invisibile. Nel Rinascimento esse, del resto, erano considerate strategie cognitive di pari valore, come nel pensiero di Leonardo da Vinci. La storia dell’arte è ricca di contaminazioni con la scienza su concetti “invisibili”, basti pensare alla corrente del Neoimpressionismo, che nasce proprio grazie allo studio dei fenomeni di ottica scoperti da Chevreul, Maxwell e Rood o al Cubismo, nella cui quarta dimensione ritroviamo la Teoria della Relatività di Einstein.

 

Inoltre, tutta la sfera del pensiero, della percezione umana, delle intuizioni, non è forse invisibile?

L’intuizione è parte essenziale ed imprescindibile della creazione sia di opere d’arte sia di formule matematiche che di ipotesi scientifiche. Esponenti delle arti visive, della musica e della scienza diventano delle vere e proprie “antenne” durante l’atto della creazione, avendo la capacità di captare l’intuizione e di renderla fruibile al mondo attraverso i propri mezzi di espressione. La percezione umana, inoltre, sembra mostrare una naturale preferenza e predisposizione verso le proporzioni, l’armonia, spesso in accordo con le regole della Sezione Aurea. Gli artisti visivi, come gli scienziati, tenderebbero quasi inconsciamente a predisporre gli elementi di una composizione, così come di una formula, in base a tali rapporti di armonia. Un’armonia intrinseca, quella dominata dalla proporzione matematica, che si manifesta attraverso una bellezza universale. La «bellezza che salverà il mondo» già descritta da Dostoevskij. «L’umanità può vivere senza la scienza, può vivere senza il pane, ma soltanto senza la bellezza non potrebbe più vivere, perché non ci sarebbe più niente da fare al mondo! La stessa scienza non resisterebbe un minuto senza la bellezza».

 

La mia ricerca artistica è sospesa tra arte e scienza ed è interessata da sempre a indagare la natura, l’uomo, in quanto parte integrante di essa, partendo da un punto di vista «rovesciato». In una sorta di rivoluzione copernicana dell’immaginario collettivo, indago la realtà partendo dal micro, dall’infinitamente piccolo, per ribaltarlo nel macro e trovando con esso connessioni matematiche e filosofiche inattese. Tento, dunque, di rendere visibile l’invisibile ricercando costantemente quel fil rouge che accomuna le varie sfaccettature della realtà, sia del microcosmo che del macrocosmo. I miei territori di interesse riguardano, in particolare, la meccanica quantistica e il DNA. Proprio su quest’ultimo si è concentrato il mio lavoro degli ultimi anni, sviluppando il progetto DNA-PORTRAIT, che vede la realizzazione di veri e propri ritratti del genotipo di persone, molte delle quali illustri, e la creazione di DNA-EPIGEN. DNA-EPIGEN è una macro scultura interattiva a forma di doppia elica di DNA che trae ispirazione dalle scoperte d’avanguardia dell’epigenetica, quel ramo della genetica che studia come i fattori ambientali, comprese le nostre esperienze e perfino quelle dei nostri antenati, incidano sull’espressione genica del nostro DNA. Le nostre scelte, nonché quelle dei nostri antenati, possono determinare ciò che siamo. 

In DNA-EPIGEN, incastonati all’interno della macro doppia elica, sono presenti sei “cubi epigenetici” che possono essere attivati dal fruitore che diventa vero e proprio DEUS EX MACHINA della scultura. Questa interazione permette di disvelare a più livelli di lettura l’interpretazione artistica di meccanismi che possono attivare o disattivare l’espressione dei nostri geni. L’elica del DNA, lunga 4 metri e alta 2 metri, realizzata con un’anima in ferro ricoperto di silicone e con cubi di plexiglas incastonati nella scultura, prevede un sofisticato sistema di software elettronici per la sua attivazione che, oltre ai contenuti dei cubi, riguarda un sistema di luci. L’attivazione della scultura farà accadere nei rispettivi cubi:

CUBO LUCE renderà visibile l’invisibile facendo materializzare la luce attraverso il vapore bianco creato all’interno di un cubo più piccolo avente la pianta della Gerusalemme Celeste, quale metafora di un passaggio di stato spirituale.

CUBO BUIO, vuoto, poiché il termine stesso rimanda per definizione all’assenza di luce, a cui si contrappone, provocherà un black-out totale dell’intero spazio espositivo per rappresentare il vuoto dell’anima che crea disorientamento.

CUBO PACE, che contiene acqua in stato di quiete, provocherà l’accensione di luce indaco e l’emanazione di suoni binaurali Theta, la frequenza associata allo stato di profonda meditazione, le cui onde sonore produrranno geometrie sulla superficie dell’acqua per un fenomeno fisico oggetto di studio della cimatica.

CUBO CARESTIA rivelerà un teschio che emerge dall’aridità di una terra solcata da crepe con fauci spalancate, affamate di cibo e di umanità.

CUBO ABBONDANZA, contrapposto al cubo carestia, evidenzierà la specularità dello stesso teschio ricoperto, finanche soffocato, da uno strato d’oro, con fauci spalancate nell’ingordigia.

CUBO VIOLENZA farà emergere il suono binaurale Gamma, la frequenza associata allo stato della paura, la cui vibrazione produrrà un vortice rosso sangue che si materializzerà in un’ambientazione desertica, ad indicare la violenza fisica e psicologica prodotta dalla sterilità dell’animo umano.

Claud Hesse

[Visual Artist]

WORK

''DNA-EPGEN'' [Interactive Sculpture, 200x400cm | 2018]

VIDEO

MUSE Museo delle Scienze di Trento

TI DO LA MIA PAROLA… INVISIBILE

[Invisible - 2020]