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Roberta Conti

Il titolo Grani di spazio per questo lavoro deriva da un concetto che spiega Carlo Rovelli nel suo libro Sette brevi lezioni di fisica. Grani di spazio è il capitolo in cui spiega la teoria per cui lo spazio è formato da atomi di spazio. 

Attraverso questo lavoro raccolgo atomi di memorie rintracciate in un preciso periodo della vita di mio padre. Ricompongo questi atomi, questi frammenti di memorie non vissute personalmente, attraverso i racconti di mia madre poiché avevo dieci anni quando lui morì.

La memoria è radice. La memoria ci salda al terreno dell’esistenza.

Ripercorro con l’immaginazione, come se ne avessi memoria, una strada ferrata attraverso delle nazioni. Ne deriva un segno geografico, grafico e, soprattutto, emotivo di un percorso che il destino aveva tracciato per mio padre: il viaggio con un treno merci da Pola fino allo Stalag IIC a Greifswald in Germania come prigioniero militare dei tedeschi dopo l’armistizio.

Il tracciato della ferrovia diventa segno. Un percorso fisico e mentale. Un viaggio di pensieri ed emozioni sintetizzato da una linea torta con una partenza e un arrivo.

Un uomo tra gli uomini vittime ignare di una violenza superiore, vittime della Storia torbida che stagna come una pozza d’acqua sporca e pesante sulle anime e che non smette di sfiorarci come uno spettro attraverso la nostra società ancora pronta al razzismo, alla violenza, alla prevaricazione. 

Il tentativo di sradicare la memoria (le memorie) caratterizza la nostra società. Ne risulta un senso di stordimento e di paura che tenta di sopraffarci.

Per non perdere le nostre radici è necessario guardare dietro di noi, vicino a noi, dentro di noi. Dobbiamo ritornare noi ad essere radici.

Roberta Conti

[Artist]

TI DO LA MIA PAROLA… RADICI

[Roots - 2020]